Lo scorso weekend ero a Roma ed è stata un’avventura molto strana, costellata di imprevisti e situazioni tragi-comiche. Come sempre la butto giù in stile diario, un po’ come mi viene.
Innanzitutto una premessa doverosa: abito a Trieste. Trieste, come suggerisce la Carrà, si trova praticamente in c*lo ai lupi. Ultima tappa del nordest prima di entrare in terra slovena, capolinea della Venezia-Trieste, fine della A4, codina del Friuli Venezia Giulia.
Da Trieste la gente non passa mai per caso, ci devi andare apposta. Praticamente riflette lo spirito della città al 100%: non siamo noi a dover venire da te, sei tu che devi venire da noi.
D’altro canto se tu, triestino/a, hai voglia di uscire dalle colonne d’Ercole e pensi di partire per un qualsiasi viaggio, sai che dovrai fare tappa a Mestre e prendere un altro mezzo.
Mestre è una realtà allucinante che per il momento ho risolto definendolo “Limbo”. Non riesco a trovare nessun’altra funzione per la città di Mestre se non questa. Probabilmente ne ha, chissà. Non ho mai approfondito.
Fatto sta che venerdì 28 luglio sono partita alle 16:15 da Trieste e circa due ore dopo ero a Mestre seduta al bar della stazione a far passare circa 50 minuti prima dell’arrivo del mio treno (Italo, super economy).
Salgo sul treno e finalmente mi rilasso. Apro l’iPad e mi sparo vagonate di puntate di Mad Men una di seguito all’altra. Entrati in una serie di gallerie infinite – presumo quindi che siamo in Toscana – l’atmosfera inizia a farsi strana.
Avete presente quando avete una sensazione strana alla bocca dello stomaco e la testa si svuota? A me capita. In quel momento ho pensato “Mh, mi sa che sta per succedere qualcosa”.
E così è stato. Neanche 10 minuti dopo vedo sfrecciare il capotreno lungo il vagone chiedendo se ci fosse un ufficiale di polizia a bordo. Lo vedo tornare indietro dopo svariati minuti accompagnato da un signore e dirigersi verso i vagoni alle mie spalle.
Nel frattempo il treno si ferma a Firenze e una certa agitazione inizia a manifestarsi sul treno. Si sentono grida, la gente si alza dai propri sedili e guarda verso un punto oltre la porta cercando di capirne la causa.
Mentre mi tolgo le cuffiette per saperne di più, un uomo viene portato via in barella scalciando sul binario, seguito dal capotreno e altre persone. Attorno a me capto stralci di conversazioni che mi suggeriscono che il tipo abbia dato di matto e abbia minacciato di spaccare la testa a tutti brandendo il martelletto per la teca dell’antincendio.
La situazione evolve rapidamente e ci viene chiesto di evacuare il treno. Mentre mi domando perchè, il capotreno ci raduna e ci spiega che, in preda alla follia, il tipo di cui sopra ha detto che ci avrebbe fatti saltare in aria. Dunque allarme bomba e relative procedure di sicurezza.
Mi parcheggio nel centro del corridoio principale della stazione, mi siedo per terra, apro una birra e aspetto. Non c’è nient’altro da fare.
Siamo scesi dal treno attorno alle 21:15. Alle 00:30 arriva un treno da Roma per venirci a prendere. Saliamo e partiamo. Raggiungo Roma circa un’ora e mezza dopo e mi ritrovo a Tiburtina con l’unico obiettivo di toccare un materasso nel minor tempo possibile.
Attorno alle 03:00 riesco finalmente ad andare a dormire.
La mattina di sabato 29 luglio sono piena di speranze. Sì è vero, fa caldo. Sì è vero, sono stanca. Ma chissenefrega. Il puntello a Ponte Mammolo è alle 09:30 e trovo Matje che dorme seduta su una panchina. La sveglio, agguantiamo qualcosa da mangiare e aspettiamo Sara e Seitan che arrivano in auto, armate di scope e palette.
Lo skatepark Collefiorito di Guidonia è un posto che non conosce letteralmente nessuno. Si trova poco fuori Roma e per raggiungerlo da Ponte Mammolo ci impieghiamo circa mezz’ora – se non ricordo male.
Quando arriviamo ci sono altre ragazze ad aspettarci, un ombrellone (appostato molto strategicamente) e un park di cemento abbastanza trascurato ma molto interessante. La bowl è veramente immensa. Senza coping, grezza, alta. Nell’area adiacente un bank e due mini con una spine in mezzo. Queste ultime da lontano ci sembravano una manna dal cielo, poi abbiamo notato quanto fossero fatte male. Senza coping, con un vert che partiva troppo presto, una transizione quasi impossibile, cemento che ci si frantumava sotto le ruote.
Neanche a dirlo, abbiamo optato per la bowl, seppur con i suoi limiti.
Foto di gruppo, yesss
Dopo una skateata all’insegna di 40 gradi percepiti – e forse reali – abbiamo pranzato per poi dirigerci con molta calma verso la seconda tappa della giornata: il Bunker.
Avevo tanto sentito parlare del Bunker e tanto avevo visto online, ma non ero ben sicura della dimensione della struttura. Le mie aspettative non sono rimaste deluse: se vi capita, andate al Bunker. Io mi sono fatta la tessera associativa perchè mi sembra un bel progetto e vorrei tornarci: spero che capiti presto, francamente.
Dopo una pausa di un’oretta all’ombra della pineta – io e Matje ci siamo addormentate – il Bunker apre e finalmente entriamo.
Vedo l’halfpipe e so che ci devo salire come prima cosa. Bellissima.
Il resto del pomeriggio stiamo un po’ nell’area flat a chiudere qualche trick su una quarter e ce la giochiamo un po’ sulle mini. Tutte prese benissimo: volano trick, gente che si trova in park per la terza volta nella vita chiude stall, io chiudo un 50-50 (finalmente), Matje chiude un tabernacle. Insomma benissimo.
Siamo al Bunker da meno di due ore quando Matje fa uno shoot the duck sul coping della mini e dice “Raga, mi sono rotta un dito”.
Da lì in poi è un viaggio in auto fino all’ospedale più vicino, ore di attesa, coca-cola dai distributori e chiacchiere. Responso: Matje si è lussata due dita e sub-lussata un terzo. Insomma, ha fatto le cose per bene.
La sera ce ne andiamo a dormire in totale tranquillità, distrutte dopo aver skateato tutto il giorno. Penso di essermi addormentata alle 22:30 quella sera. Na vergogna.
All’alba di domenica sono carica. So che stiamo andando al park di Cinecittà e so che avrò pochissimo tempo per skatearmelo.
Leggi qui la review del Cinetown che ho scritto lunedì.
Dopo 40 minuti devo già recuperare armi e bagagli e tornare verso Tiburtina. Il mio Flixbus parte alle 12:00.
Alle 21:15 sono finalmente a Trieste. Ho fatto in tempo a guardarmi quasi un’intera stagione di Mad Men e ormai vorrei lavorare in un’agenzia di pubblicità negli anni ’60 – e invece ci lavoro negli anni ’10, ma va bene lo stesso.
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Sto per partire per una nuova avventura ma non aggiornerò granchè il blog fino al mio ritorno (dal 21 agosto in poi).
Se volete seguire le mie avventure dovreste farlo su instagram, dove aggiorno spesso.
Buone vacanze!
Doom